La “tecnica” del riassunto

Uno degli interventi usati dai mediatori è quello del riassunto (summary in inglese). Esso consiste nel restituire alle parti quanto emerso in una precedente ‘porzione’ di conversazione.
Nella pratica trasformativa, il riassunto assume un valenza particolarmente importante perché è un modo, molto efficace, di aiutare gli interlocutori a farsi chiarezza, valutare come muoversi e (spesso) comprendere meglio la posizione degli altri. Per saperne di più, scarica le note (tratte dal manuale ISCT per il corso base in mediazione trasformativa): Note sul RIASSUNTO.

Di riassunto abbiamo parlato in occasione dei Tea Breaks di-

Mediazione trasformativa e mediazione problem-solving a confronto (webinar 26 nov. 2020)

Il modello trasformativo confrontato con quello facilitativo / problem-solving.

Il tema è stato oggetto di una stimolante conversazione organizzata e condotta da Silvana Dalla Bontà, dell’università di Trento, nota ai nostri lettori perché da anni infaticabile animatrice di un dibattito intorno alla mediazione.

Carlo Mosca (per il modello trasformativo) e Maurizio di Rocco (per quello facilitativo / problem-solving) hanno risposto ad una serie di domande, dalle quali sono emerse le maggiori differenze tra i due approcci.

Chi vuole vedersi il video registrato, può andare qui.

AMT Tea Break di novembre 2020 – (I) Il verbale nelle mediazioni online

Tutto nasce da alcuni di quesiti sottoposti da una socia:

  1. per la sottoscrizione del verbale online quale prassi sino ad oggi avete adottato?
  2. – nel caso, qualcuno, dovesse lasciare la riunione sulle varie piattaforme telematiche scelte dai vari Organismi, prima della sottoscrizione del verbale, cosa fareste?
  3. – firma digitale o analogica con relativa certificazione di conformità come per gli atti giudiziari?

Un altro socio ha così risposto:

Punto 1.

Il decr. 28 come sai si limita a dire che il mediatore attesta chi fra i presenti non può sottoscrivere. Il ministero s’è inventato il famoso meccanismo di invio + firma (digitale o autenticata) il tutto mitigato dalla misura COVID relativa all’”autentica” dell’avvocato. 

PRASSI QUADRA: 
1) il mediatore dà atto a verbale che Tizio e Caio sono collegati a distanza e attesta che non possono sottoscriverlo per tale ragione.
2) il mediatore spedisce poi (email normale o PEC, o altro, è indifferente) ad ognuno dei partecipanti il verbale sottoscritto da lui/lei ed eventuali presenti fisici, con preghiera di tornarglielo dopo esser stato firmato dal destinatario (i) con propria firma elettronica, meglio se in formato PADES; o se questa non è disponibile, con sua firma autografa dichiarata tale (ii) dal suo avvocato ovvero (iii) da un pubblico ufficiale. 
3) il mediatore passa files firmati a Quadra che li conserva in fascicolo.
4) se qualcuno tarda, lo si sollecita un paio di volte poi amen … ad impossibilia… (Ciò comprova, fra l’altro, il fatto che il verbale di cui l’organismo rilascia copia autentica per eventuale esecuzione non può che essere quello (e solo quello) originale, senza bisogno che sia integrato dalle varie conferme arrivate dai partecipanti – che possono come no arrivare, per tutta una serie di eventi che prescindono dalla volontà del mediatore e degli altri partecipanti, si pensi alla morte o altro evento rimbecillente che colpisca un povero partecipante nel periodo fra la sessione di mediazione e l’invio).
In altri termini non può a nostro avviso configurarsi nessuna responsabilità – né del mediatore né dell’organismo – se un partecipante non ritorna firmato il suo verbale.

Punto 2. 

Il mediatore dà atto che l’interessato non può sottoscrivere perché unito prima. Anche a questi viene comunque inviato il verbale per la firma di conferma (v. sopra)

Punto 3.

Mi pare che il primo punto abbia toccato questo. 
Ci sono due dettagli: 
a) se il cliente si collega dallo studio dell’avvocato, è facile usare il meccanismo del “È autografa”. Se invece lo fa da casa sua, può essere che l’avvocato non abbia modo o voglia di autografare, quindi in teoria non resta che l’autentica di pubblico ufficiale.
b) se un avvocato non ha la firma digitale (ce ne sono), a rigore dovrebbe andare da un notaio o in Comune per farsela autenticare. Di fatto, se ci la firma a penna, ci va bene.

 

Ne è uscita la discussione che potete seguire qui (con l’interessante spunto dello SPID, cui nessuno aveva sinora pensato) – vai il video qui.

 

AMT Tea Break di ottobre 2020 – Il mediatore è neutrale… o no?

Il sottotitolo del tea break del 13 ottobre era “Discorsi su terzietà, pregiudizi, ortopedia a fin di bene” ed in effetti si è parlato di varie cose, tutte intorno alla (pretesa) purezza del mediatore rispetto alla situazione in cui interviene.
I partecipanti avevano varia formazione perché, oltre ai soci AMT vi erano molti ‘ospiti’, il che ha favorito, come sempre, la generazione di prospettive diverse ed interessanti.

Il punto di partenza della discussion è stato il fatto che, per definizione, il mediatore è (dev’essere) neutrale. Pochi dubbi sul fatto che tutti i mediatori seri vogliano genuinamente esserlo, evitando non solo di favorire platealmente e volontariamente un partecipante rispetto ad un altro, ma anche non dando modo di apparire di parte). Sin qui, tutto bene; e forse più che di neutralità sarebbe corretto parlare di imparzialità.

Ma….
– che succede se conosciamo bene un partecipante (e magari siamo pure suoi amici) mentre l’altro è un perfetto estraneo?
– qualcuno ci è più simpatico di un altro?
– qualcuno ci appare più debole di un altro
– una presa di posizione ci pare più ragionevole di un’altra?
– qualcosa che viene detto ci fa ricordare nostre vicende personali ed il modo in cui le abbiamo affrontate?
– qualcuno ci chiede che ne pensiamo della faccenda?
– ci accorgiamo che, anche non avendolo voluto, abbiamo fatto o detto qualcosa che poteva suonare una critica a qualcuno o un incoraggiamento di parte?

e soprattutto…
– come reagiamo quando arriviamo a pensare che, in quanto esseri umani, non potreremo forse mai essere realmente neutrali?

Un approccio trasformativo pare proteggere, per così dire, più di altri il mediatore contro i rischi di perdita di neutralità.
La pratica non-direttiva di intervento, nel rispetto del principio di auto-determinazione, risulta infatti la meno vulnerabile a ‘sbilanciamenti’ anche non voluti, ma comunque percepiti come tali dagli interessati.
Cio nonostante, non sempre le cose vanno così.

 

Qui il video: video Tea Break del 13 ottobre 2020

 

Autodeterminazione in mediazione – il valore dell’agency

In un recente evento formativo, partecipato da alcuni soci AMT e tenuto da Carlo Mosca, si è parlato di come sia importante (e difficile) per un mediatore mantenere la priorità del principio di autodeterminazione delle parti.
Si è parlato in particolare di “agency”, vale a dire la caratteristica propria degli esseri umani (e non solo, ma limitiamoci a questi) di aver coscienza di sé e muoversi in autonomia.
Nella prospettiva trasformativa, tale qualità è considerata fondamentale, il presupposto necessario affinché un soggetto coinvolto in un conflitto possa trovare in sé le risorse per gestirlo nel modo più produttivo. Come noto, un mediatore trasformativo ha come obiettivo quello di supportare il processo di empowerment di ciascuna della parti coinvolte in una mediazione. Tale supporto, insieme

a quello dato al processo di recognition, è funzionale alla creazione di presupposti per la creazione di un confronto utile (e quindi la trasformazione qualitativa dell’interazione conflittuale – da distruttiva, quale di regola si presenta, a costruttiva).Farlo non è semplice…

Per chi non c’era (e anche per chi c’era e vuole rivedersi la parte iniziale), ecco la registrazione dei primi 30′ di corso.

https://youtu.be/2ENzQGSdJmc

AMT Tea Break di settembre 2020 – La professione di mediatore

Difficile trovare un mediatore nelle Pagine Gialle. Un po’ più facile su internet (ma occorre cercare). Inevitabile il passaparola.

Mettersi a fare il mediatore a tempo pieno oggi è ancora difficile. Ci riescono in pochi, per tutta una serie di motivi che abbiamo affrontato nel Tea Break (il nostro appuntamento mensile, ogni secondo martedì del mese) di settembre. In particolare s’è parlato:

1)    La situazione italiana e il raffronto con altri paesi

2)    Gli standards affinché un’attività possa essere considerata “professione” (e come la situazione si sta evolvendo in Italia)

  1. Formazione
  2. Accertamento livello di competenza / certificazione
  3. (aggiornamento)
  4. (controllo)
  5. percezione del mercato

3)    come organizzare (sin d’ora) la propria attività?

4)    certificazioni: sì, no, quali?

5)    come fare promozione?

Chiacchierata fra mediatori, coordinata da Carlo MOSCA. Partecipanti: soci AMT + ospiti (Federico ANTICH, Alessandro BRUNI, Carlo Alberto CALCAGNO, Carola COLOMBO, , Giovanni MATTEUCCI, Raffaella PILERI, Tiziana ROSANIA, Paola SGARBI).

 

Buona visione e soprattutto in bocca al lupo per chi vuole fare il mediatore full time.

 

 

AMT Tea Break di aprile 2020 – Shifts Happen

Il Tea Break di aprile è stato dedicato al tema degli ‘shifts’, quei ‘mutamenti’ che testimoniano un cambio di prospettiva, uno scatto mentale e che sono importanti in mediazione perché sono segnali che qualcosa sta cambiando e che pure la qualità dell’interazione cambia.

 

 

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