Da qualche anno anche in Repubblica Ceca l’approccio trasformativo alla mediazione sta prendendo piede (grazie anche a ADR Quadra che organizzò nell’ottobre del 2012 un corso base a Milano cui parteciparono Lenka Poláková e Robin Brzobohaty, due mediatori familiari di Olomuc che poi cominciarono a divolgare il verbo nel paese).
Un articolo recentemente postato da Dan Simon (componente il board di ISCT) dà conto di un workshop di perfezionamento tenuto lo scorso luglio presso il centro di mediazione di Brno diretto da Martina Cirbusová.
L’incontro era focalizzato sui conflitti in ambito familiare ed i mediatori si sono trovati ad esercitarsi su casi nei quali il conflitto era di particolare intensità. Particolare attenzione è stata posta alle strategie del mediatore che includono l’uso del c.d. check-in, vale a dire la verifica con la/e parte/i di come valutano la situazione e di quali mosse pensano sia opportuno intraprendere. Ad esempio in un caso esaminato i due coniugi avevano affrontato animosamente vari argomenti, partendo dalla programmazione delle visite ai figli ma finendo presto a parlare di soldi. Quando il mediatore ha riassunto quello che era emerso ha detto “All’inizio voi avete parlato del calendario delle visite ed accennato al fatto che sarebbe opportuno metter nero su bianco, ma poi il discorso è passato a temi diversi. Volete riprenderlo ora questo tema, o preferite…?“.
Evidentemente il check-in è uno strumento che da usare con delicatezza perché facilmente può essere usato a fini direttivi (portare cioé le parti a discutere di quello che a parere del mediatore è importante affrontare). Il mediatore trasformativo invece cura che questa sia un’occasione per le parti di valutare la situazione ed esprimere, se credono, il loro punto di vista. La chiave è l’atteggiamento mentale del mediatore: non tradire l’idea di aiutare candidamente le parti, senza imporre loro il proprio punto di vista.